Perché, in bilico sul tetto di un edificio in costruzione, Carlo Castelli regge una donna sospesa nel vuoto?
Il giornalista deve decidere se tentare di salvarla o semplicemente lasciarla cadere. La vicenda si sviluppa come in un flash back. Castelli, indagando sulla morte di un muratore romeno, si trova a dover decifrare connivenze fra il mondo dell’edilizia locale e la malavita organizzata. Le sue scoperte sembrano scontentare tutti.
Castelli non demorde e, grazie anche alla creazione di un sito-blog, arriverà in fondo alla sua inchiesta, scoprendo i reali colpevoli che si celano dietro all’omicidio e non solo a quello.
Ottimo vino, musica raffinata e una splendida donna nera fanno da contorno a una storia criminale ambientata nella provincia modenese, solo in apparenza tranquilla.
Non c’erano ombre qui, ma gente come me, che non rubava, non ammazzava, non dimenticava. Questa non era una città di cemento, ma una comunità dove la gente si conosceva, si parlava, si amava anche litigando perché tutto era connesso dal vero, non in modo virtuale. Invece all’improvviso ti sembra di non riconoscere più nessuno: solo facce estranee, oscure e dure, anche quelle degli amici, anche quelle dei parenti. La città appare vuota come se fosse fatta solo di case, mattoni e cemento e non di anime, respiri e pensieri.
Nella città di cemento
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