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Francesco Genitoni, Postfazione a Calanchi, 1999

Uomini e piastrelle

C'è del giallo tra le piastrelle di ceramica di Sassuolo... non solo sulla loro superficie smaltata (il colore giallo è risultato tra i più trendy all'ultima fiera di settore a Bologna)... c'è del giallo anche tra i mulini e le smalterie, tra i forni e le linee robotizzate, tra i silos spaziali gonfi di argilla e i futuristici pressoforni...
Finalmente la riconosciuta "Capitale delle piastrelle" raggiunge gli onori, oltre che della cronaca tecnica, di quella letteratura alla quale da tempo sono pervenuti, ad esempio, i settori della meccanica o della moda. Finalmente i giornalisti locali hanno argomenti da sei colonne con cui colorare di giallo e di ‘nera’ pagine solitamente dominate dalla ‘bianca’, perché qui siamo in terra di pragmatismo emiliano, qua il lavoro è “al primo posto nei nostri valori, ancora prima della famiglia [...] Ancora prima dei soldi, prima del potere. Siamo fatti così. Anzi eravamo” dichiara, parlando del primo ucciso di questa storia, colui che diventerà il secondo morto ammazzato della stessa storia.
C'è dunque del giallo ai piedi dei calanchi "color cenere", le tipiche e improbabili lame di argilla del pedemonte, "i sempre mitici, anche se ormai sfiancati, calanchi dal magico tocco di Mida" (Mario Pelati, Sassuolo di profilo, Libreria Incontri 1997). Una miscela povera che ha 'condannato' la gente di questa terra ad arricchirsi con le piastrelle e il loro industrial/industrioso contorno. Uomini e piastrelle sono fatti della stessa pasta dei calanchi, ma mentre questi ultimi sono rimasti uguali gli uomini sono troppo cambiati, negli ultimi 30 anni - osserva Braciola, uno dei testimoni di questa storia che, impastata di tali uomini e di terra impermeabile e predisposta agli smottamenti, scorre via, appunto, tagliente e veloce come una frana, verso un finale in cui la scivolosa argilla sarà determinante per la sorte di uno dei 'cattivi'.
Sassuolo nei “Calanchi” ci finisce dentro senza controfigure, con nome e cognome di vie e di piazze, di bar e di teatri, di prodotti tipici e atipici, con il dialetto popolare o letterato della eminenza letteraria vivente Emilio Rentocchini, o ancora con lo slang sassoles-anglo-africano di uno dei tanti immigrati extracomunitari. Solo i riferimenti a fatti e persone esistenti sono puramente casuali.
Sassuolo vi compare con i villaggi artigiani, i capannoni e le fabbriche (con nomi che volentieri cominciano per Ker o Cer, come la CerMazzini Spa di Fausto Mazzini, industriale già alla prima pagina ucciso da sette botte in testa tirate con un pezzo di grès porcellanato); con le villette di mattoni a vista immerse in simil-parco e le Mercedes e le Ferrari nei garage; ci sono i tanti industriali partiti dal commercio e da diverse scommesse, impegnati a innovare, a fare crescere a tutti i costi l’azienda per il nome, per i soldi, per mantenere Sassuolo primo in classifica; c'è Confceramica, la potente associazione dei produttori di piastrelle; e c'è anche la Cupola, una specie di loggia segreta, "Spectre al lambrusco" che, come spesso in Emilia, oscilla tra roba seria ....

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