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Maurizio Matrone, Prefazione a Nero Balsamico 2005

Lo devo ammettere. Per colpa del mio mestiere di poliziotto il mio punto di vista è sempre viziato. E' così corrotto dalla mia professione, tanto guastato dalla mia esperienza di sbirro, che ogni volta che incontro un detective di carta, inevitabilmente, ineluttabilmente, provo moti di repulsione. Non perché non mi piacciano le storie o i personaggi della vicenda, o perché risultino malscritti, ma per cocciute e irriducibili personalissime questioni procedurali. Inesattezze, per meglio dire, sull'agire dell'investigatore, che talvolta mi obbligano a scartare il libro dopo poche righe.
Eppure, mi ripeto, il romanzo gode di una sospensione di incredulità, che ne fa, a ragione, una pura finzione. Tuttavia, una tale costruzione di fantasia, a mio avviso, non può che fondarsi su basi e sistemi credibili quanto possibili.
Ora v'è da considerare che la maturazione del poliziesco in Italia, e degli autori italiani, impone al genere un patto di "verosimiglianza" che supera le posizioni precedenti, pena la disaffezione dei lettori più "sgamati".
Credo che questo sia dovuto non solo alla perspicacia dei lettori o alla necessità di documentazione e di onestà degli autori, ma all'infoltirsi della schiera di scrittori che svolgono le professioni dei loro omologhi di carta (poliziotti, magistrati, avvocati, giornalisti, investigatori privati, medici...).
Roberto Valentini non è uno di questi "tecnici", ma è uno straordinario scrittore che spende nel "vivere" ciò che racconta. Sa costruire una storia di genere trovandosi a proprio agio, volta a volta, tra ingegnosi impasti caolinici (Impasto perfetto), alteri motori imbizzarriti (Terre rosse) e preziose cotture di mosto di trebbiano (Nero Balsamico) che hanno reso famoso nel mondo questo straordinario territorio modenese (Sassuolo-Maranello-Spilamberto).
Valentini, la cui scrittura è bella, fluida e prodigiosamente evocativa, ha pretestuosamente usato -umanisticamente- in questa curiosa trilogia, e in particolare in questo affascinante Nero balsamico, le singolarità del territorio modenese per raccontare grazie e disgrazie di uomini fingendo -con grande autenticità- il vero. Eroe di queste vicende è Carlo Castelli, un giornalista sagace, un motociclista devoto, un padre amorevole, un innamorato sincero, un uomo che cerca la verità con senso di responsabilità. Una schiettezza garantita e colorata dai meravigliosi vini che il protagonista - tra un'indagine e l'altra - degusta e descrive ad arte scolpendo e plasmando sapori e odori fluttuando tra le note di uno struggente jazz n'blues che non può non far affezionare.
Nero Balsamico è un romanzo acuto e insidioso, dove un liquido denso e bruno dopo aver ricoperto di morte e mistero uomini onesti e pavidi, donne ricche e aggressive, multinazionali sprezzanti e agguerrite, ragazzi dolci e sbandati, torna, grazie alla determinazione di Castelli, nella sua sede naturale. Una boccetta dispensatrice di gusto, qualità (e di vita) "vera", come in questo romanzo.

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